20/03/2020. Approfondimenti sulla Laminite o Podoflemmatite: Lo zoccolo, il secondo cuore del cavallo ( a cura della Dottoressa Gaia Rusconi)

 

Zoccolo sano

 

L’organo digitale del cavallo è rappresentato dallo zoccolo, una struttura complessa che provvede all’assorbimento del trauma dell’impatto del peso del cavallo con il terreno, all’effetto trazione nel movimento, alla protezione delle delicate strutture interne e dal logoramento delle componenti esterne e contribuisce al ritorno del sangue venoso al cuore. Si considera come “piede equino” l’insieme della seconda e terza falange con tutti i tessuti che le circondano compresa la scatola cornea che lo riveste. La terza falange rappresenta la base scheletrica principale all’interno dello zoccolo andando a costituire la vera base d’appoggio per l’arto del cavallo e s’ingrana con la parete esterna del piede tramite una serie di finissime lamelle e tubuli che assicurano la connessione tra le parti.

Esternamente lo zoccolo è costituito da strutture di materiale corneo di diversa durezza ed elasticità: parete, suola, fettone e benda perioplica

  

Internamente, la componente viva e sensibile viene chiamata tuello ed è suddivisa in tessuto podovilloso che fascia tutta la parete del piede e in tessuto podofilloso che riveste la suola. Oltre a nutrire la parte interna dello zoccolo tramite una fitta rete di vasi e nervi, la parte viva ha anche una fondamentale azione ammortizzante dell’impatto del peso del cavallo sul terreno, talmente sofisticata che circa il 90% dell’energia viene dissipato a livello dell’interfaccia lamellare prima di raggiungere la prima falange. Microscopicamente, la struttura dello zoccolo è suddivisa in tre strati:

Strato esterno: visibile ad occhio nudo, è la cosiddetta unghia, parete insensibile dove vengono inseriti i chiodi dei ferri senza che il cavallo avverta dolore.

Strato medio: costituisce la maggior parte della parete ed è un tessuto non pigmentato ormato da microscopici tubuli cornei immersi in un tessuto chiamato unghia intertubulare e responsabili della forza e della elasticità dello zoccolo.

Strato interno: consiste in 600 e più lamine cornee (estensioni tessutali a forma di dito) che si intersecano con la lamina sensitiva che risiede vicina, insieme rappresentano lo strato lamellare che ha funzione sensitiva. È una struttura estremamente intelligente in quanto unisce un forte potere di coesione a una grande prestazione elastica. Le lamine sono ricche di vasi e ricoprono l’osso, le cartilagini alari e le barre sensitive della suola. E’ presente anche un’altra struttura chiamata linea bianca, una sensibile giunzione tra la suola e la muraglia che si estende per tutta la superficie dello zoccolo.

LA LAMINITE O PODOFLEMMATITE

La laminite o podoflemmatite è una debilitante patologia equina caratterizzata dall’infiammazione delle lamine cornee con conseguente disgiunzione tra scatola cornea e terza falange. Secondo la classificazione di Obel (1948), ne esistono 4 gradi di sviluppo:

1º Grado: “calpestio”, il cavallo alterna il peso sui piedi sollevandoli ripetutamente

2º Grado: “camminare sulle uova”, il cavallo si muove con passo tipico, di conseguenza solleva subito il piede appena tocca il suolo

3º Grado: il cavallo si muove con riluttanza, si oppone ai tentativi di sollevare un arto perché impossibilitato a caricare sul controlaterale a causa del dolore

4º Grado: il cavallo è impossibilitato al movimento, in stazione acquisisce la tipica postura laminitica oppure rimane in decubito

 

 

 

La patologia viene suddivisa cronologicamente in fasi basate sull’evoluzione clinica:

Fase prodromica: il cavallo entra in contatto con i fattori che scatenano i meccanismi fisiopatologici che causano la laminite, termina con la comparsa della zoppia. Durante questa fase i segni clinici riconoscibili possono essere la presenza di polso digitale alterato e l’aumento di temperatura della corona. La durata fase prodromica o laminite sub-clinica può essere molto variabile: da poche ore a qualche giorno fino addirittura a settimane, oppure da nessuna insorgenza della patologia.

Acuta: può avere una progressione estremamente rapida (dall’inizio della patologia fino a 72 h), varia da forme lievi alla completa sottrazione dell’arto al carico. Questa fase inizia con la comparsa della zoppia e si protrae per un periodo di tempo variabile a seconda dell’evoluzione e dell’eventuale rotazione della terza falange. Il cavallo è riluttante al movimento e al sollevamento degli zoccoli, i sintomi più comuni sono il dolore intenso, l’aumento del polso digitale e l’iperemia dei piedi. In casi gravi è presente trasudamento di siero o sangue dal cercine coronario.

   

Sub-acuta: fase in cui entrano i soggetti una volta trascorse le 72 ore dall’inizio dei sintomi in assenza del collasso digitale e che porta gradualmente al normalizzarsi dei sintomi. È di difficile da diagnosticare, solitamente i sintomi caratteristici sono zoppia lieve e sensibilità alla palpazione del piede. Viceversa, se la fase acuta termina con il collasso digitale, si osserverà la rotazione o la dislocazione distale della terza falange.

Cronica: si sviluppa dopo la sesta settimana e, nei casi peggiori, se non si è riusciti ad intervenire precocemente salvaguardando la vascolarizzazione e prevenendo la rotazione della III falange, ci si può imbattere in danni permanenti della struttura delle lamine dermiche che, di conseguenza, comprometteranno per sempre il movimento dell’animale. In caso contrario si potrebbe presentare una laminite cronica asintomatica o recidiva con diversi livelli di gravità e conseguente zoppia.

Con il cronicizzarsi dei sintomi, non solo si manifestano alterazioni del movimento e della funzionalità degli arti, ma anche alterazioni a livello strutturale dello zoccolo. Il piede laminitico può presentare una muraglia visibilmente cerchiata, nei casi peggiori talloni lunghi e punta incurvata verso l’alto e produzione di materiale corneo displastico da parte delle lamine dermiche con la formazione del cosiddetto cuneo lamellare tra suola e muraglia.

 

CAUSE E FATTORI PREDISPONENTI

Dopo vari studi scientifici che ad oggi rimangono confermati, molte possono essere le cause scatenanti della laminite. I principali fattori causali sono stati suddivisi in cinque gruppi specifici:

1-      Eccesso di carboidrati, errata alimentazione ed alimentazione libera al paddock

L’eccessiva quantità di carboidrati altera l’equilibrio batterico dell’intestino cieco causando un aumento dei batteri produttori di acido lattico e diminuizione del pH provocando la lisi della parete cellulare e la liberazione di grandi quantità di endotossine. Le alterazioni dell’acido lattico del cieco e dei livelli di endotossine si verificano entro 3 ore dall’ingestione e la zoppia viene osservata da 16 a 24 ore dopo. Un’altra causa dello sviluppo della patologia è il cambiamento repentino dell’alimentazione e la somministrazione di grandi quantità di leguminose ad alta energia. Per quanto riguarda i cavalli al paddock la laminite è stata osservata in cavalli che pascolano su pascoli estivi. E più probabile che la patologia si sviluppi in pascoli ricchi di trifoglio ed erba medica, ma non è escluso il rischio anche su pascoli di graminacee.

2-      Concussione

La laminite in questo caso risulta dalla concussione dello zoccolo in seguito ad un’attività impegnativa o da un lavoro veloce su superfici dure. Si tratta di una laminite traumatica che può essere associata ad osteite della terza falange e contusioni soleari. Sono più soggetti i cavalli che hanno parete e suola dello zoccolo sottile.

3-      Disordini metabolici ed endocrini, intolleranze, sindrome di Cushing

L’obesità come la manifestazione dell’insensibilità all’insulina e dell’intolleranza al glucosio è tra le cause della laminite, in quanto l’aumento del peso porta ad un’eccessiva tensione del tendine flessore profondo delle falangi e all’aumento delle forze di trazione all’interfaccia laminare. Sebbene questa patologia possa essere ritrovata in tutte le razze, alcune sembrano essere geneticamente predisposte; alcune razze di pony tendono ad essere relativamente predisposte all’intolleranza al glucosio. I meccanismi proposti per la resistenza all’insulina indotta dai glucocorticoidi includono una riduzione del numero di recettori per l’insulina e un difettoso meccanismo di segnale intracellulare. Inoltre, in molte specie, diversi ormoni che derivano dalle cellule adipose intraddominali contribuiscono allo sviluppo della resistenza all’insulina. I glucocorticoidi esercitano numerose azioni che potrebbero potenzialmente e teoricamente contribuire alla patogenesi della Laminite, tra le quali i loro effetti sui vasi ematici, sul tegumento, sul tratto gastrointestinale, sull’azione dell’insulina e sulla composizione del grasso corporeo.

4-      Endometriti o gravi infezioni sistemiche, coliti, ostruzioni intestinali, enteriti, setticemie ed endotossiemie, ipotiroidismo, estro continuo delle fattrici

Una fattrice può essere colpita da laminite poco dopo il parto come conseguenza di infezioni che derivano da ritenzioni della placenta o da infezione uterina senza ritenzione delle membrane fetali. Una forma grave di laminite può verificarsi come conseguenza di polmonite o altre infezioni sistemiche, e come conseguenza di coliche ed ostruzioni intestinali.

5-      Management errato

Le cause più comuni nella maggioranza dei casi laminitici rientrano purtroppo in situazioni di errato management degli animali. Congestione dovuta ad ingestione di acqua fredda e smodata somministrazione di mangimi sia nei cavalli che nei pony sono fra le cause più frequenti, come anche gli errori di ferratura e di pareggio e lavoro inadatto su terreni troppo duri. Un’altra causa frequente di laminite ed intossicazione è dovuta all’utilizzo di lettiere di truciolo di legno di noce nera.

 

Oltre alle cause, è fondamentale conoscere i fattori predisponenti in quanto possono facilitare l’insorgenza della laminite:

 

Suscettibilità individuale e predisposizione genetica

Nei Pony, soprattutto se sovrappeso esiste un rischio maggiore di sviluppare la patologia rispetto ad altre specie equine, questo a causa delle diversità metaboliche basate sulle differenze nella concentrazione sierica di fosfolipidi, acidi grassi e di livello di glucosio ematico a digiuno. Inoltre, la patologia sembra colpire soggetti di età superiore ai 13 anni e maggiormente le femmine.

Insulino resistenza

I soggetti che tendono allo sviluppo di forme di insulino resistenza sono a più alto rischio di sviluppare la laminite rispetto ai soggetti sani.

Stress

Il dolore causato dalla patologia potrebbe rappresentare un grave stress per i cavalli indipendentemente dalla causa. Quindi, una protratta laminite, spesso determina una prolungata secrezione di cortisolo, che potrebbe contribuire alla persistenza ed alla refrattarietà della patologia stessa.

Zoppia

Fattore di rischio per lo sviluppo della laminite nell’arto controlaterale in cavalli con zoppia unilaterale.

Eccesso ponderale

Soprattutto nei pony, i soggetti con un peso uguale o superiore ai 550Kg sono più di due volte predisposti a sviluppare la laminite rispetto a cavalli che presentano un peso inferiore.

 

DIAGNOSI

Nel corso dello sviluppo della laminite una diagnosi precoce è fondamentale per evitare l’aggravamento della patologia allo stadio acuto ed evitare il manifestarsi di sintomatologie irreversibili che possono compromettere per sempre la funzionalità degli arti coinvolti.

Con l’insorgere di sintomi sospetti la prima diagnosi che deve essere effettuata riguarda il riflesso di sensibilità del piede attraverso palpazione manuale o strumentale. Attraverso l’esercizio di una appropriata pressione, possiamo già individuare i primi segni della patologia quali polso digitale anormale in corrispondenza delle vene digitali palmari laterale e mediale e aumento della temperatura in corrispondenza del cercine coronarico. Successivamente si procede con la percussione della parete grazie alla quale, in base alla rilevazione ed analisi del suono di ritorno, è possibile capire lo stato delle strutture interne. In casi normali il suono ottenuto dalla percussione della parete dello zoccolo è “ottuso”, in presenza di siero o sangue che caratterizzano la situazione di rotazione della terza falange si otterrà un suono “subottuso”; il suono “scatolato” invece denota la presenza di vuoto che caratterizza la laminite cronica dopo il distacco del tessuto laminare in seguito ad avvenuta rotazione della terza falange.

Lo step successivo è l’esame radiografico, una procedura realizzabile in loco che, attraverso la valutazione dei parametri del dito equino normale (angolo palmare e plantare, distanza verticale, ampiezza corneo lamellare e profondità della suola), è fondamentale per stabilire il rapporto tra la falange distale e la parete dello zoccolo.

Una volta identificata la presenza della patologia è inoltre possibile ricorrere ad ulteriori tecniche diagnostiche specifiche:

Termografia: tecnica non invasiva che consente di esaminare precocemente le variazioni di temperatura a livello cutaneo, utile per identificare la patologia e monitorarne lo sviluppo.

Venografia: strumento d’indagine diagnostica e prognostica che permette di visualizzare le vene del dito grazie all’iniezione di liquido di contrasto nella vena digitale palmare, permettendo una visualizzazione qualitativa e quantitativa della vascolarizzazione digitale, partendo dal presupposto che i cavalli laminitici sviluppano significativi e progressivamente maggiori cambiamenti a livello venografico rispetti ai cavalli sani. Questa tecnica offre un metodo pratico e semplice per la valutazione della circolazione digitale nel cavallo in stazione quadrupedale, può essere eseguita in modo facile e sicuro con una leggera sedazione, non richiede particolari strumenti d’indagine diagnostica e non impone lo spostamento dell’animale in cliniche specializzate.

Spettroscopia a infrarossi: metodo non invasivo per la valutazione della funzionalità vascolare in cavalli normali e laminitici che si basa sulla trasparenza dell’osso e di altri tessuti alle radiazioni elettromagnetiche nello stretto spettro a infrarossi, permettendo la trasmissione di queste lunghezze d’onda attraverso diversi centimetri di tessuto. L’assorbimento della luce a determinate lunghezze d’onda, permette di analizzare i cambiamenti emodinamici e la distribuzione e utilizzazione di ossigeno intracellulare all’interno del campo ottico e fornisce quindi informazioni sulla distribuzione arteriosa, ritorno venoso e utilizzazione cellulare di ossigeno.

Scintigrafia ossea: metodo di diagnostica per immagini appartenente al campo della Medicina Nucleare che si basa sul rilevamento e la registrazione delle radiazioni emesse dall’organismo del paziente dopo introduzione in esso di un isotopo radioattivo. Quando il radioisotopo è legato ad un farmaco, a costituire una molecola più o meno complessa (radiofarmaco), la valutazione della sua distribuzione permette di ottenere informazioni importanti sotto il profilo morfologico, funzionale o metabolico sul distretto corporeo esaminato.

Risonanza magnetica: fornisce immagini dettagliate e ad alta risoluzione. Presenta ovviamente problemi dal punto di vista applicativo rispetto ai piccoli animali in quanto non può essere utilizzata in loco.

Angiografia via arterie digitali: tecnica radiografica che consente la visualizzazione dei vasi ematici mediante somministrazione di soluzione intravasale, attraverso la quale è possibile analizzare dettagliatamente lo stato della vascolarizzazione digitale ed individuare lo stato di gravità della patologia. Anche in questo caso la tecnica presenta problemi di applicabilità in quanto può essere eseguita solo in anestesia totale.

 

 

TERAPIE E FERRATURE TERAPEUTICHE

Come già anticipato, con il manifestarsi di sintomi sospetti è necessario rivolgersi immediatamente al veterinario e al maniscalco, poiché una diagnosi precoce può essere fondamentale per una prognosi positiva e per individuare fin da subito la terapia più adatta da seguire. In attesa del veterinario è importante saper analizzare il caso e le possibili cause di sviluppo della patologia e attuare degli accorgimenti che possono evitare l’aggravarsi della situazione. Un cavallo che manifesta i segni clinici caratteristici della laminite non deve essere forzato a muoversi se non in caso di urgente necessità, nel caso riuscisse a muoversi liberamente sarebbe bene applicare sulla suola dello zoccolo compromesso del materiale morbido, fissato tramite nastratura non troppo stretta, per alleviare la pressione dello stesso con il terreno. Alcuni studi hanno dimostrato che le basse temperature hanno effetto ritardante sulla degenerazione della membrana basale, perciò è utile docciare o immergere il piede in acqua fredda e ghiaccio per periodi prolungati.

L’obbiettivo primario delle terapie veterinarie e della riabilitazione è di restituire il paziente all’attività precedentemente svolta. L’obbiettivo del maniscalco nella gestione della laminite è di attuare metodi di pareggio e ferrature correttive utili a diminuire il dolore e a ripristinare, per quanto possibile, la conformazione e la funzionalità piede.

Da un punto di vista terapeutico, durante la fase prodromica, è essenziali aumentare la perfusione digitale con un appropriato uso di vasodilatatori e assicurando un volume circolatorio adeguato.

Nella fase acuta la strategia terapeutica varia dalla prevenzione e dai trattamenti diretti alla limitazione del danno dovuto alla reazione infiammatoria. Il ripristino della funzione meccanica della parete è un processo graduale che può durare fino a 9 mesi. Per quanto riguarda il danno strutturale, purtroppo non è possibile ripristinare la disgiunzione lamellare, tuttavia, con il ripristino della funzionalità e della conformazione naturale dello zoccolo, è possibile stimolare la formazione di nuove connessioni.

I principi essenziali per la buona riuscita della terapia sono:

-          Utilizzo di strutture palmari del piede quali barre fettone e quarti, per supportare il peso dell’animale, scaricando così la parete dorsale

-          Asportazione della parte di muraglia dorsale distaccata dalla terza falange per permettere la crescita della nuova muraglia

-          Dieta controllata per impedire ricadute e ridurre il carico sui piedi malati

-          Stimolazione della crescita dello zoccolo

-          Trattamento e prevenzione degli ascessi che si sviluppano a livello della linea bianca alterata e gli ascessi sub-soleari che spesso si formano nella parte anteriore della suola, dovuti alla pressione della punta della terza falange.

 

Le tecniche terapeutiche adottate in questa fase possono prevedere dapprima bendaggi e gessature che diminuiscono la tensione laminare e successivamente l’utilizzo di scarpette allacciabili e ferrature correttive senza chiodi.

Nei casi di laminite cronica la terapia principale è il riposo e la cura dello zoccolo mediante pareggio e ferratura terapeutica.  Gli obiettivi del maniscalco in questa fase sono:

-           Stabilità della falange distale dentro la capsula dello zoccolo

-           Controllo del dolore

-          Stimolazione della crescita dello zoccolo in modo che assuma un contatto ottimale con la falange distale

 

 Il piede deve essere stabilizzato in modo che non si ledano le connessioni lamellari ancora esistenti e soprattutto le connessioni formatesi durante la guarigione. Per stabilizzare la capsula dello zoccolo bisogna inizialmente diminuire le forze che agiscono sulle lamine danneggiate, riducendo il carico a livello della parete danneggiata trasferendolo alle zone meno danneggiate della parete e diminuire la tensione circostante alla congiuntura interfalangeale distale.

In questa fase il pareggio gioca un ruolo fondamentale, anche in questo caso possono essere effettuate ferrature correttive e imbottiture specifiche al fine di proteggere ulteriormente la suola.

 

PREVENZIONE 

Nonostante al giorno d’oggi esistano molte terapie per contenere e controllare lo sviluppo della laminite nei nostri pony e cavalli, la prevenzione rimane la più importante arma a nostra disposizione. Un buon management è basilare per evitare l’evoluzione di questa patologia che può non solo compromettere in modo critico la vita degli animali ma è anche estremamente dolorosa e debilitante. Quello che noi proprietari, allevatori e gestori delle scuderie possiamo e dobbiamo fare è porre la massima attenzione su quelli che sono gli aspetti primari per garantire la salute dei nostri equini:

 

-          Alimentazione equilibrata e per quanto possibile simile all’alimentazione naturale con pasti frazionati uniformemente durante la giornata

-          Movimento quotidiano su terreni idonei

-          Cura dello zoccolo frequente per quanto riguarda il proprietario/gestore e periodica per quanto riguarda il maniscalco

 

Inoltre, non devono essere mai sottovalutati segnali anormali e sintomi insoliti che possono condannare i soggetti a prognosi negative, affidandoci non solo alle proprie individuali competenze ed esperienze nel settore ma soprattutto alla professionalità dei veterinari e dei maniscalchi a disposizione, non dimenticando mai il presupposto iniziale: lo zoccolo è il secondo cuore del cavallo.

a cura della Dottoressa Gaia Rusconi