Due degli animali che hanno accompagnato l’uomo nei secoli sono il cavallo ed il falco. Questi due animali meravigliosi così differenti tra loro hanno invece molti aspetti che li uniscono. Sebbene vengano l’uno domato e l’altro addestrato riescono a mantenere integro il loro spirito libero che li anima ed il profondo istinto che li rende affascinanti e quasi irraggiungibili, la loro fierezza e nobiltà non sono mai state intaccate nel tempo. Queste peculiarità, che rendono ancora oggi l’uomo ammiratore di tale perfezione della natura, lo spingono spesso a soffermarsi con la testa verso l’alto, per osservare il volo di un rapace che ondeggia nel cielo oppure a guardare in un prato i cavalli che galoppano fieri con le criniere al vento. Molti di voi si ricorderanno il celebre film Ladyhawke (1985), con protagonisti Etienne Navarre (interpretato da Rutger Hauer) e Isabeau d’ Anjou (interpretata da Michelle Pfeiffer) , “sempre insieme, eternamente divisi….” per colpa di una maledizione.
Lui di notte era un feroce lupo nero, docile solo al tocco della sua amata, lei di giorno era un meraviglioso falco sempre al suo fianco. Separati fino a “la notte senza il giorno ed il giorno senza la notte” , l’eclissi di sole. Lui sempre a cavallo di un frisone, lei al suo braccio sotto forma di falco. In questa immagine (foto sopra tratta dal film Ladyhawke ) si racchiude tutta l’essenza del rapporto uomo, cavallo, falco.
Spinti dal fascino di falchi, gufi, poiane e barbagianni, noi di Galoppo & Charme siamo andati a trovare, in una splendida giornata di sole invernale col cielo limpido ed azzurro, i falconieri che a Baveno addestrano i loro animali. Siamo sul Lago Maggiore, quasi davanti all’Isola dei Pescatori ed all’Isola Bella (Isole Borromee), la splendida cornice lacustre ospita questi animali dal volo affascinante. Li volevamo vedere all’opera con i loro addestratori, lanciarsi da un guanto all’altro o da un ramo verso il falconiere. Lo scopo è anche quello di verificare se questi animali possono essere utili per allontanare dalle mangiatoie dei cavalli da corsa i piccioni, che spesso creano grandi problemi.
E così ecco arrivare i ragazzi dell’Associazione ASD Royal Falconry, Simone ci accoglie per farci conoscere questi splendidi animali: la prima è Ginevra, un bellissimo esemplare di gufo reale europeo, poi c’è Eragon un maschio giovane di falco di Harris (o poiana di Harris), la dolce Lolly un allocco bruno della Malesia, mentre Merlino è un gufo reale africano, distaccato e sornione, ma che davanti al cibo che gli offre Simone cambia completamente reattività.
C’è poi Antares (foto sopra) una vivace quanto loquace poiana codarossa (o falco codarossa), Costanza un simpatico barbagianni, ed infine Brienne, un gufo reale indiano che ci guarda con sufficienza. Un giovane gheppio attira la nostra attenzione, perchè appena tolto il cappuccio e visti gli addestratori, ha cominciato a muovere le ali, voglioso di librarsi nell’aria per iniziare gli esercizi, ma soprattutto ingolosito dal cibo che gli viene offerto in premio. Assieme a Simone si prendono cura di questi splendidi animali anche Daniela, Roberto, Isabella e la piccola Tabata, mascotte dell’associazione. Ogni giorno i rapaci, dopo essere stati pesati e controllati per verificarne lo stato di salute, vengono posizionati su ceppi collocati sul prato, che fungono da postazioni per l’inizio dell’addestramento quotidiano. Gli animali ad uno ad uno vengono chiamati a svolgere le loro attività, secondo regole ben precise, volando da un guanto all’altro o da un ramo al guanto. E’ qualcosa di incredibile come gli addestratori riescano a far giocare questi animali e soprattutto è rilevante l’affetto che corre tra gli uni e gli altri, un sentimento sincero, con delle preferenze chiare da parte dei rapaci per un istruttore od un altro.
Infatti Lolly è dolcissima soprattutto con la piccola Tabata (foto sopra), mentre Antares richiama subito l’attenzione di Daniela la sua addestratrice, Merlino predilige Simone e Ginevra preferisce lavorare con Roberto e Isabella. Un bel gruppo affiatato di umani ed animali che lavora, si diverte e si fa ammirare per la costanza, la dedizione e la grande passione che li unisce.
Milano, 21/03/2018
Daniele Fortuzzi
Ph. Daniela Carlotti
La falconeria: cenni storici
L’esatto momento di genesi della falconeria ed il suo originale centro di promanazione, se di un solo centro si trattò, sono ad oggi argomento di dibattito. Dato certo è che la pratica di servirsi degli uccelli rapaci per predare altri volatili e mammiferi di taglia medio-piccola si sviluppò prima in Oriente che in Occidente. Le prime evidenze relative alla falconeria si collocano in ambiente medio-orientale. Riferimenti alla pratica venatoria aviaria si trovano già nell’ Epopea di Gilgamesh, testo fondamentale della mitologia mesopotamica prodotto dalla civiltà dei Sumeri.
Fu durante il Medioevo che la falconeria si diffuse sul suolo europeo, raggiungendo interessantissimi sviluppi. Un input notevole a questa diffusione provenne nuovamente dall’arrivo in Europa di popolazioni latrici della pratica venatoria aviaria. La formazione dell’Impero arabo-musulmano costituì, sulla sponda meridionale del Mediterraneo, una solida compagine statale che contribuì a diffondere usi e costumi appresi dagli Arabi grazie alla Persia dei Sasanidi. Fu infatti proprio in concomitanza con l’aggressione musulmana in Europa (Conquista islamica della penisola iberica e Guerre bizantino-arabe in Sicilia, nell’VIII Secolo, che la pratica della falconeria, dopo i torbidi periodi dell’Età Tardo Antica, iniziò a fiorire nel Vicino Oriente conteso tra Arabi e Bizantini, gettando le basi per quella solida tradizione che avrebbe portato gli studiosi occidentali del XIX Secolo a guardare con stupore e ammirazione all’incredibile empatia tra il beduino ed il suo falco.
Presso le corti sempre più mondane e raffinate del Rinascimento amanti del lusso e fautrici di un approccio epicureo alla vita, la falconeria, non più legata a motivazioni di sostentamento, oltre che come esercizio di un’arte, ebbe larga diffusione. Tra i tanti regni, primeggiava ancora il Regno d’Ungheria, i cui rapaci e falconieri divennero famosi in tutta Europa, dai Paesi Bassi al Mediterraneo, guadagnandosi le attenzioni dei sovrani cristiani occidentali tanto quanto del sultano dei Turchi ottomani, subentrati ai bizantini nel controllo dell’Anatolia e dei Balcani ed, a loro volta, sfegatati amanti della caccia con il falco come tutte le altre popolazioni nomadi della steppa eurasiatica. Presso i magiari, la caccia a cavallo con i rapaci era pratica già diffusa anche tra le nobildonne.
Noti falconieri restarono i Cavalieri Ospitalieri, divenuti più tardi Cavalieri di Malta (1530) che proprio con un falcone maltese (Falco Peregrinusbrookei) pagavano al Vicerè di Sicilia il tributo annuo per la permanenza nell’isola omonima. In Europa, la falconeria toccò il suo apogeo nel XVII secolo, presso le corti sovrane dell’assolutismo nella sua piena affermazione. In quel contesto socio-politico, cioè, ove il Re, primo tra i nobili, dettava le mode in materia di usi e costumi. Privilegio esclusivo della nobiltà, la caccia con i rapaci aveva ora, in ogni reame, quale suo metro di paragone “nazionale”, la Falconeria Reale. La falconeria era ancora blandamente praticata in Europa nel corso del XIX secolo, ormai ridotta ad un semplice hobby. La pratica venne riscoperta nella seconda metà dell’Ottocento, in concomitanza col gothic revival innescato dal Romanticismo passando poi più o meno incolume attraverso i due conflitti mondiali sino ai giorni nostri.
Le capacità venatorie dei rapaci sono oggi utilizzate non solo a fini hobbistici o nei revival di caccia medievale. Molti problemi legati alla coabitazione tra esseri umani e volativi, nelle grandi città, sono stati risolti ritornando ad allevare falchi, astori e poiane per poi liberarli contro una ben specifica preda. I rapaci vengono dunque usati non solo in parate o manifestazioni ma anche per allontanare uccelli, come colombi e piccioni presenti in gran quantità nei pressi dei monumenti o delle scuderie di cavalli poste ai margini delle città o per allontanare stormi di uccelli (come gli storni o le oche) negli aeroporti od ancora per mandare via i gabbiani dalle discariche. Nei centri storici, ultimamente, proprio perché si ha bisogno di una presenza costante di uccelli che allontanino i piccioni si è deciso di liberare e riprodurre in cattività anche uccelli rapaci che predino questi ultimi.
La falconeria ai giorni nostri
Nel 1968, le associazioni nazionali di falconeria sorte un po’ ovunque nel mondo sono confluite nella International Association for Falconry and Conservation of Birds of Prey (IAF), un organo di promozione e coordinamento sovranazionale efficacemente attivo da ormai oltre trent’anni. Oggigiorno, l’IAF riunisce 45 associazioni da 38 paesi, con un totale di oltre 8000 iscritti che si ritrovano annualmente per praticare insieme. Le specie di rapaci utilizzate in falconeria, sulla base delle loro caratteristiche morfologiche e al tipo di volo, si suddividono: Rapaci di alto volo (Long-wings) e Rapaci di basso volo (Short-wings).
Rapaci di alto volo
Sono appartenenti al genere Falco (Falco pellegrino, Lanario, Sacro ecc); vengono lanciati in volo, salgono in quota e catturano la preda dopo una picchiata. Il genere “Falco” ha da sempre occupato un ruolo fondamentale in falconeria: da esso provengono appunto i “Falconi” propriamente detti, rapaci specializzati in particolari tipologie di preda (fond. volatili). Il Falco pellegrino e lo Smeriglio sono superbi cacciatori di volatili, mentre il Falco sacro mediorientale preda efficacemente anche le lepri. Anche il Falco di Prateria ed il grosso Girfalco cacciano selvaggina di terra.
Rapaci di basso volo
Sono appartenenti al genere Accipiter (Astòre e Sparvieri ecc), vengono lanciati direttamente dal pugno all’inseguimento di una preda, hanno ali corte e volo con grande accelerazione; generi Buteo, Aquila, Haliaeetus ecc.; possono essere lanciati direttamente dal pugno oppure fatti volare in volo d’attesa in termica. Il “Falco di Harris” (anche “Poiana di Harris”), originario del continente americano (Arizona, Texas e Argentina), è un rapace dal comportamento unico: in natura, vive in gruppi ordinati secondo una precisa gerarchia sociale ove gli individui collaborano alla caccia, come fossero un branco di lupi. Questa socialità rende il rapace, fruttuosamente allevato in cattività, adattissimo alla falconeria. Eccelle sia nella caccia a conigli e lepri sia nella predazione di altri volatili. Il genere degli “Accipiter” comprende rapaci utilizzati in falconeria per predare volatili e piccoli mammiferi da centinaia di anni. L’astore è il più utilizzato, ma si ricorre anche allo Sparviere di Cooper o allo Sparviere euroasiatico.
Il genere “Buteo” (volgarmente “Poiane”) comprende diverse specie utilizzate in falconeria: Poiana coda rossa, Poiana comune, Poiana spalle rosse, Poiana coda rossa africana. La poiana coda rossa è un predatore eccellente, utilizzabile per conigli, lepri, scoiattoli ma anche per oche, anatre, fagiani. La poiana comune è invece un rapace che necessita di più attenzioni onde ottenere un buon cacciatore di conigli.
Il genere “Aquila” è largamente diffuso nel globo, ma scarsamente utilizzato in falconeria. Si tratti di animali di grande potenza e con forte temperamento, difficili da addestrare e potenzialmente pericolosi per l’uomo se costretti ad una interazione forzata in ambiente densamente popolato. Si tratta anche di un tipo di predatore specializzato in prede di grosse dimensioni, soprattutto terrestri, non adattabile alla “cacciagione di penna”. L’”Aquila di mare” è specializzata nella predazione dei pesci, ma è stata impiegata efficacemente in falconeria anche per cacciare prede di terra. Non è però ancora chiaro se sia possibile sfruttare, per esempio, il “Falco pescatore”, altro rapace specializzato in prede acquatiche, per la falconeria “ittica”.
Gufi
I “Gufi” non sono uccelli strettamente correlati a falchi e falconi e, del pari, ben poco, nella produzione letteraria “classica” sulla falconeria è stato detto circa l’uso dei gufi per la pratica venatoria. Tuttavia, ci sono almeno due specie che sono state usate con successo: il Gufo Reale ed il Gufo della Virgina. L’addestramento dei gufi è però radicalmente diverso da quello degli altri rapaci poiché questi animali cacciano affidandosi all’udito più che alla vista: sono infatti presbiti e vedono in bianco e nero; vengono facilmente distratti da rumori inconsueti e non rispondono forzatamente allo stimolo del cibo. Ritenuti dai poco esperti degli uccelli poco intelligenti, i gufi, se addestrati correttamente, rispondono invece con la medesima prontezza di falchi e falconi.
Rapaci per principianti
In Europa e negli Stati Uniti d’America, la Poiana coda rossa viene ritenuta il miglior rapace con cui introdurre un neofita alla pratica della falconeria. Nel Vecchio Mondo, è soprattutto la Gran Bretagna a spingere per l’utilizzo della poiana coda rossa dato il gran numero di conigli e lepri selvatiche che vi si possono cacciare. Negli USA, particolarmente diffuso tra i neofiti è anche l’uso del Gheppio americano, il più piccolo dei rapaci autoctoni. Solamente al momento di approcciare con la caccia alla “selvaggina di penna” un falconiere impara a servirsi dell’astore.
La falconeria in Italia
La caccia con il falco in Italia è regolamentata dalla legge 157 dell’11 febbraio 1992 dove il falco è stato inserito tra i mezzi di caccia consentiti, quindi per cacciare con il falco occorre essere muniti di regolare licenza di caccia, mentre il volo libero è regolamentato in maniera differente in base alla regione dove lo si effettua,ma in molte regioni occorre essere muniti di licenza di caccia anche per finalità non venatorie.
Nel 2003, i falconieri italiani hanno istituito la Unione Nazionale Cacciatori Falconieri (UNCF), avente come scopo l’accrescimento della falconeria e la collaborazione dei falconieri con le Province e gli Ambiti Territoriali di Caccia per la definizione e la realizzazione degli obbiettivi programmati, che non si limitino alla disciplina venatoria con il falco o a testimoniare memorie storiche e culturali, ma che valorizzino la vitalità attuale della falconeria, in quanto i falchi ed i falconieri si sono dimostrati indispensabili nella protezione degli aeroporti (pratica attuata per la prima volta dal Maestro Falconiere Miconi Aldo dal 1987 presso l’aeroporto di Ronchi dei Legionari FVG (GO), il primo aeroporto ad utilizzare questo metodo, e Torino Caselle, e tuttora utilizzato come metodo di allontanamento dai figli nel medesimo Aeroporto), nella prevenzione ai danni alle colture agricole ed al ripristino degli equilibri in insediamenti urbani invasi da specie esageratamente accresciute. Il Marco Polo Airport di Venezia dal 2000 usa i falchi per l’allontanamento dei volatili dal sedime aeroportuale, non di meno anche l’aeroporto di Treviso. In Italia esistono diversi allevamenti sia di proprietà di dilettanti che di professionisti sia di rapaci notturni che diurni. Ogni riproduzione di specie in allegato A della normativa CITES è soggetta a denuncia al Corpo forestale dello stato ed ogni esemplare deve essere munito di anello identificativo inamovibile o di microchip. La cattura di nidiacei e di soggetti adulti in natura si ravvisa come reato, essendo prevista per soli scopi scientifici e previa autorizzazione degli organi preposti. Chi dovesse rinvenire un rapace ferito o in difficoltà deve informare quanto prima il personale del Corpo forestale che provvederà immediatamente al recupero dell’animale e al trasporto presso un centro veterinario competente
(fonte: Wikipedia)