Non potremmo mai descriverlo meglio di quanto non ha già fatto Franco Raimondi più e più volte e nell’occasione di questo sabato sul Trotto & Turf di questa mattina. Vale la pena leggerlo, davvero, e magari è l’occasione per abbonarvi online al quotidiano andando sul sito http://www.trottoturf.it/index.asp. Intanto noi proveremo a raccontare qualcosa, a tracciare un profilo verosimile e a tirare qualche somma sul Falbrav campione in corsa e stallone forse troppo sottovalutato. Si, la storia è proprio questa. Il campione mondialeFalbrav (Fairy King) è stato ritirato dalle attività riproduttive dalla Shadai Farm, a causa di condizioni fisiche precarie. Ma come, proprio lui che in corsa era duro come il tungsteno? Si, capita anche ai più forti e così il figlio di Fairy King (Northern Dancer) quest’anno, dopo aver coperto la miseria di 4 fattrici, il massimo che gli è stato possibile, è stato pensionato ed ora brucherà erba fino alla fine dei suoi giorni. Che storia, quella di Falbrav. Una storia italiana, proprio riprendendo il titolo del libro scritto da Franco Raimondi che lo ha seguito lungo l’arco della sua carriera fino al termine dell’attività che lo ha visto trionfare nel Dicembre 2003 a Sha Tin nella Hong Kong Cup G1, passo d’addio di una stagione dove ha corso 10 G1 e ne ha vinti 5. Tanta roba…Si ma, chi era e chi è Falbrav…?
Falbrav è una storia italiana. Lo dice il nome, quello datogli dal suo allevatore-proprietario Luciano Salice, di un cavallo che è cresciuto esponenzialmente stagione dopo stagione, corsa dopo corsa. A 3 anni è arrivato secondo di Morshdi nel Derby Italiano G1 rimontando una vagonata di lunghezze ai primi, mentre l’anno successivo ha strapazzato Ekraar nel Premio Presidente della Repubblica G1 vinto a tempo di record di 1m 57,80s sui 2000 metri di Roma, sullo scorrevole, e poco più di un mese dopo vince il Gran Premio di Milano G1 sempre per il training di Luciano D’Auria, che sul finire di quella stagione lo ha portato in Giappone, a Nakayama, per vincere una storica Japan Cup sotto la spinta di un superbo Frankie Dettori. Ahhh, Frankie. Se lo avesse montato sempre lui Falbrav avrebbe avuto sullo scaffale un altro paio di G1. Successivamente l’acquisto da parte di Teruya Yoshida, ed il via all’operazione Giappone maturata perchè, da quelle parti, era forte l’influenza Sunday Silence e bisognava diversificare. Perchè non farlo con un campione certo, figlio di una linea molto Classica che sarebbe servita come il pane in razza. Vuoi però per scelte discutibili commercialmente parlando, vuoi per il nazionalismo giappponesi, vuoi per la memoria fin troppo corta degli allevatori europei, Falbrav è stato si uno stallone con i fiocchi, ma non con i controfiocchi. Sicuramente è stato più forte in corsa che in razza. Ma siccome i numeri freddi sono li non solo per essere guardati ma anche per essere interpretati, spunta una verità assoluta.
Alla fine sono 11 i vincitori di Gruppo suoi rappresentanti, decisamente un numero sopra la media anche se al di sotto dei fuoriclasse in razza. Di sicuro, Falbrav, non era un peggioratore. E di suoi figli inediti, yearling e foal, ce ne sono ancora in giro e ce lo ricorderanno. Comunque, andiamo avanti a parlare della sua carriera. Alla fine del 2003 il trasferimento da Luca Cumani per correre un’altra stagione, forse alla fine la migliore della carriera. Il coraggioso cavallo, a quel tempo a mezzi tra Salice e Yoshida, finì la stagione 2004 con le vittorie nell’Ispahan, nelle Eclipse Stakes, nelle Juddmonte International, nelle Queen Elizabeth II Stakes e alla fine la Hong Kong Cup, appunto. Senza dimenticare la sconfitta tragica patita nella Breeders’ Cup Turf G1 e nelle Irish Champion Stakes dove molta della colpa, soprattutto in America, va imputata a Darryll Holland. Se ci fosse stato Frankie, parleremmo di 7 Gruppi 1 su 10, e non 5.
Comunque, Falbrav ha cominciato come stallone nel 2005 in Giappone al tasso di ¥5,000,000 poi è andato in Australia presso l’Arrowfield Stud in un tempo nel quale bisognava solo aspettare i suoi primi nati. Dopo quella stagione alla Shadai, invece di tornare in Giappone è stato mandato in Inghilterra presso il Cheveley Park Stud nel 2006 e poi di nuovo in Giappone nel 2007 alla Shadai. Della sua prima annata di produzione si ricorda Reve D’Amour, potenzialmente una fuoriclasse, arrivata seconda con uno stile incredibile nell’Hanshin Juvenile Fillies’ G1 prima di infortunarsi seriamente ed entrare a sua volta in razza. Parleremo poi dell’approccio come padre di stalloni, già avvenuto, fra qualche riga.
In 8 annate di produzione Falbrav, come detto, ha dato 11 vincitori di Gruppo in 4 continenti diversi. Il migliore forse è stato Fanunalter che ha vinto il Summer Mile G2 e le Diomed Stakes G3. Nell’emisfero sud il migliore è invece stato Fravashi che si è piazzato a livello di G1 e di G2. In generale la sua produzione migliore, come è ovvio, è stata in Giappone con 6 vincitori di Pattern nella terra del sol levante anche se la Shadai, dai ¥5 milioni iniziali ha progressivamente abbassato il tasso di monta a ¥500,000 nel 2011, salvo poi risalire complice il tanto interesse riscontrato a ¥800,000, poi ¥1 milione e poi ai ¥800,000 del 2015, con le sole 4 fattrici coperte. Dalle poche fattrici di quando funzionava a tanto (ecco la politica commerciale poco proficua), ha avuto un nuovo picco quando il tasso è stato ragionevole. Infatti, quest’anno, ben 112 tre anni lo rappresentano con 16 vincitori maturati. Di due anni ce ne sono 83, mentre 46 sono yearlings. Nel 2004 ha coperto 144 fattrici con 93 nati, nel 2006 122 con 65 nati, nel 2007 91 con 55 nati, poi nel 2008 85 fattrici e 57 nati, nel 2009 43 fattrici e 27 nati, nel 2010 32 fattrici e 19 nati, poi il picco di nuovo alto nel 2011 con 164 fattrici e 112 nati, nel 2012 145 fattrici e 83 nati, tanto per citare qualche numero.
Come broodmare sire, o padre di fattrici, c’è una cavalla che seguiamo sempre con molto interesse. Si chiama Harp Star (Deep Impact) e come dote insita ha il coraggio trasmesso proprio da Falbrav, padre della madre, e che le ha regalato nel modello la stella in fronte proprio come ce l’aveva suo padre. Certo, se non fosse per Kawada…. Comunque, Falbrav è testimonianza di come il suo apporto all’allevamento mondiale può diventare importante. Lo scopriremo fra qualche anno, intanto buon ritiro campione!
PUBBLICATO DA GABRIELE CANDI A SABATO, FEBBRAIO 21, 2015