07/01/2014. Saxo Bank: Il ben noto adagio “Non è tutto oro quello che luccica” mai come di questi tempi può essere utilizzato in un articolo di attualità finanziaria

 

NON E’ TUTTO ORO QUEL CHE LUCCICA

 

Il ben noto adagio “Non è tutto oro quello che luccica” mai come di questi tempi può essere utilizzato in un articolo di attualità finanziaria. Già, perché il metallo giallo non vive tempi facili. Sembra una contraddizione in un periodo d’incertezza economica come quello che stiamo vivendo, essendo l’oro il bene rifugio per eccellenza, e invece, guardando i grafici, vediamo che da fine agosto 2011, momento in cui le quotazioni hanno raggiunto il loro punto massimo, l’oro è arrivato a perdere fino al 38% del suo valore.  In queste ore è scambiato attorno a 1200 $/oncia dopo aver toccato un nuovo minimo a 1131 $/oncia all’inizio di novembre. Ed è andata ancora bene poiché la perdita di valore nel 2014 è stata solamente di qualche punto percentuale nonostante il crollo delle materie prime e la forza impressionante del dollaro. Forza del biglietto verde che viene espressa dal US Dollar Index, che misura il valore del dollaro contro un paniere di valute straniere, e che dall’inizio del 2014 al momento in cui scrivo, ha guadagnato più del 13% mantenendo un trend quasi verticale.

Quale scenario allora per l’oro nell’anno appena cominciato?

Per valutare i possibili scenari futuri vi propongo di partire con il paragonare le quotazioni dell’oro con l’andamento dei listini azionari. L’indice S&P500, rappresentativo del mercato azionario americano e termometro dell’andamento dell’economia a stelle e strisce, ha vissuto due anni esplosivi arrivando a guadagnare più del 40% da inizio 2013. Tutto questo grazie alla ripresa economica e soprattutto alle iniezioni di liquidità della FED che hanno surriscaldato il mercato azionario nonostante la crisi globale che opprime, con cause e intensità differenti, le economie mondiali. In tale contesto, quello americano intendo, non sembra vedersi nessuna esigenza di un bene rifugio. Nulla di buono quindi per il prezzo dell’oro dal Nuovo Mondo.

E il resto del pianeta?

Il Vecchio Continente è alle prese con un’inflazione al limite della deflazione, la Russia sta affrontando una fortissima crisi geo-politica, sanzioni economiche, un rublo in caduta libera e il crollo dei prezzi del petrolio che sembra non avere fine. A levante, il Giappone che sta sperimentando, si spera con esito positivo, le manovre della cosiddetta Abenomics ma per il momento vive uno Yen che continua a indebolirsi contro le principali valute e l’indice Nikkei che ha raggiunto un nuovo massimo nell’ultimo trimestre del 2014. Le manovre di espansione monetaria che si stanno diffondendo a livello globale stanno raggiungendo un livello mai visto prima e stanno gonfiando oltremodo il mercato dei titoli riducendo i rendimenti obbligazionari ai minimi storici.

Per la situazione dei mercati che abbiamo sommariamente descritto, dovremo attendere ancora per scoprire se si tratta di una bolla e se questa esploderà mai. Certo è che le possibilità di rialzo per l’oro in uno scenario globale così articolato rimangono limitate e la possibilità di vederlo negoziare nel 2015 vicino ai 1000 $/oncia non è da scartare. Questo almeno fino a quando la FED non deciderà di rialzare i tassi di interesse americani. Nel frattempo, oggi sono convinto che potremo vedere un ulteriore ribasso dell’oro nel primo trimestre 2015, soprattutto nel caso la BCE decidesse di accelerare verso la manovra di QE già nella riunione del 22 gennaio, e un possibile rialzo dei prezzi nella seconda metà del 2015 in concomitanza con il rialzo dei tassi della FED. Rimane un dubbio. La Federal Reserve vorrà veramente esporsi al rischio di importare deflazione già dalla primavera o preferirà aspettare la seconda parte dell’anno? Il destino dell’oro è in gran parte nelle mani dei banchieri centrali nordamericani, gli stessi che stanno trasformando il dollaro nel nuovo bene rifugio.

 

Amministratore Delegato

Dr. Gian Paolo Bazzani

 

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