La bomba sta per esplodere. La BHA (British Horseracing Authority) sta prendendo in mano le redini della situazione europea ed ha ufficialmente intrapreso una azione punitiva nei confronti del sistema ippico italiano in merito alla situazione dei (non) pagamenti dei premi in Italia ed ha dato mandato a Weatherbys di non accettare iscrizioni di cavalli italiani nelle corse inglesi se non prima garantiti da un pagamento anticipato o comunque in seguito ad una commissione. Questo come azione immediata, mentre nel lungo termine è stata invocata una azione sempre da parte della BHA che attraverso il Comitato Pattern (the European Pattern Race Committee) ha chiesto di escludere ufficialmente l’Italia dal sistema delle Pattern a partire dal 2014. Se ciò venisse approvato, da Gennaio, cioè dalla prossima riunione prevista dal Comitato, l’Italia potrebbe definitamente perdere lo status di Pattern di tutte le corse nell’arco dell’anno. Ad occuparsi della questione è Ruth Quinn, Director of Racing della BHA che ha affermato………………Clicca sul tastino qui sotto per continuare a leggere l’approfondimento
: “Non vogliamo escludere a priori gli italiani ma vogliamo agire per garantire che le leggi in merito al pagamento dei premi siano rispettate. Vogliamo dare un messaggio forte ad una situazione imbarazzante e frustrante per l’Italia”. Questo in effetti sembra un avvertimento ma tutto potrebbe diventare realtà a breve. L’impulso è stato dato da Richard Hannon Senior in primis che non ha ancora ricevuto il primo premio del Gran Criterium G1 del 2012 vinto ed in generale tutti quelli che non hanno ancora ricevuto premi di Settembre 2012. A dare un maggiore impulso è stato anche il Direktorium, l’autorità per le corse in Germania che ha prodotto un diluvio di inchiostro prendendo spunto dalla situazione per parlare male degli italiani…in questo caso, come dargli torto? L’articolo oggetto della questione ha rivelato che dopo i tentativi intensivi per contattare i loro omologhi in Italia, il Direktorium ha finalmente ricevuto una risposta affermando che entro la fine di quest’anno tutti i montepremi vinto in Italia nel 2013 fino alla fine di ottobre sarebbe stato pagato per intero e che in via eccezionale il montepremi da fine 2012 sarebbe stato pagato entro e non oltre la fine di febbraio 2014. Concludendo, i soldi gli sono stati promessi entro la fine dell’anno.
I premi vanno pagati certo, ma (e premettiamo insistentemente che non vogliamo giustificare l’Italia ma entrare nel nocciolo del problema) sottolineiamo che questa notizia rischia di passare per allarmismo eccessivo. Si tratta di “solo” 800,000 euro, non una cifra astronomica, rispetto al sistema, da distribuire a proprietari che ne hanno diritto..La situazione dunque va analizzata con le pinze e non è semplice affatto considerando che le isole britanniche percepiscono molti proventi dal sistema indotto Italia in fatto di pensioni per yearlings, fattrici, monte per gli stalloni ed acquisto di cavalli all’estero. Calma, dunque. Ad ampio respiro, è la stessa motivazione per la quale si cerca di salvare la Grecia dal sistema economico Europeo che deve funzionare grazie a tutti gli “organi” che funzionano. Certo, senza milza e senza un rene si può comunque sopravvivere, ma se si dovesse riuscire a dare un segnale forte al nostro movimento ed in particolare alla istituzione che in teoria (molta teoria) gestisce l’ippica italiana, questo può essere il momento giusto.
Le isole britanniche (in particolare l’Irlanda, senza parlare di alcuni status di corse di Gruppo….) hanno sempre avidamente ricevuto almeno 5 milioni di Euro (almeno, senza considerare il nero che c’è e vi assicuriamo che c’è) dall’Italia. Ed anche i tedeschi stessi hanno bisogno dell’Italia in qualche modo, altrimenti non verrebbero a cercare neretti che altrove non prenderebbero con i loro cavalli che, ad alto livello sono si buoni, ma dimenticano spesso che le loro corse sono composte anche di cavalli molto molto scarsi. In più, a differenza di molti altri paesi utili al sistema Europa, hanno prodotto sempre poco in termini economici (si dice che i tedeschi siano tirchi in fatto di scommesse) ed il Direktorium stesso è in compartecipazione con il tanto demonizzato Racebets sul quale si può scommettere anche in Italia senza che nessuno paghi un cents per i diritti. Quindi, il più pulito ha la rogna e tutti sappiamo della attuale (prima no) residenza a Malta del sito stesso come patria dell’off shore (ma qui noi non vogliamo comunque discutere l’utilità di siti, vedi anche Betfair, sui quali in modo ipocrita molti si esprimono pur avendo dei conti gioco). Non è solo l’Inghilterra colpita da questa situazione, la stampa Ceca ha parlato anche di un Josef “Pepe” Vana vicino al fallimento a causa del mancato denaro erogato nelle sue casse per le corse vinte a Merano nel 2012 e sinceramente, ci crediamo poco.
La situazione è paradossale e ci vuole pazienza, sperando che questo impulso necessario sia veramente la leva per muovere le acque. Ribadiamo che il problema è molto più interno e più ampio alla superficiale lettura di molti gufi che hanno preso spunto per deridere l’ippica: l’Italia italiota ippica è gestita da un sistema burocrate che ha fatto dell’ippica un ministero ingessato nel rispondere alle più piccole esigenze e a risolvere anche il più piccolo dei contrattempi fino ad arrivare alla riforma delle scommesse, alla trasparenza, alla promozione etc. Basti pensare al servizio andato in onda nei giorni scorsi su Striscia la Notizia: se ci fosse stato n ufficio stampa la risposta sarebbe stata immediata. Pensate che nessuno si sia accorto della questione a parte i privati che hanno mandato lettere di protesta? In questo clima di indifferenza però, cosa c’entrano gli ippici che lavorano? Ben poco, crediamo. Gli allenatori allenano dalla mattina alla sera, gli allevatori allevano idem, i proprietari fanno i proprietari i fantini montano e gli scommettitori (fondamentali nel sistema) scommettono. Tutti in modo discutibile, a seconda dei gusti certo. Ma non possono essere manager (con le palle!) di se stessi e del sistema intero, molti non ne hanno ne la possibilità ne la capacità di esserlo. Ce l’abbiamo con tutti, ma le colpe vanno ben distribuite
Questa è una situazione, o meglio uno stagno, nel quale però sguazzano le più piccoli mediocri teste con cervelli malpensanti che si arrogano il diritto di passare per salvatori della patria. Il problema non sono gli ippici (o almeno, in parte) ma è chi gestisce l’ippica, completamente disinteressata. L’ippica è gestita come la politica ed è lo specchio di una società triste, derisa dal mondo. L’ippica così com’è, lo ribadiamo per non passare per imbonitori, la ODIAMO, non la sopportiamo affatto ma la viviamo quotidianamente con passione (fino ad esaurimento) e la speranza (generazionale) che qualcosa possa cambiare. Le alternative ora sono due: continuare a vivacchiare con i mediocri a tenere banco, con le corse così come vengono, con la situazione delle scommesse incredibilmente castrante, con l’allevamento, prima fiore all’occhiello (con dovuti distinguo, chiaro) ed ora ucciso, massacrato, con la comunicazione inesistente, con i commissari ciechi come talpe, con l’antidoping discutibilmente controllato etc… oppure, scelta 2, sperare nell’istituzionalizzazione tecnica del settore, con l’imprenditorialità (in termini di scommesse, razionalizzazione dei programmi etc) da parte di qualcuno come unica vera ancora di salvezza. Noi facciamo il tifo per questa seconda scelta. Certo, c’è sempre chi non è d’accordo e chi grida allo scandalo e agli interessi. Meglio però interessi ben curati da imprenditori e manager onesti che lo fanno di mestiere che disinteresse mal curato da parte di mestieranti o di chi, in questo momento stagnante, per esempio, ci naviga bellamente facendo proclama su social network.
Concludendo, speriamo che tutto questo casino mosso sia utile a far reset al mondo ippica italiano e allo stesso tempo da leva per migliorare le cose. Attendiamo commenti e punti di vista.
PUBBLICATO DA GABRIELE CANDI A LUNEDÌ, NOVEMBRE 25, 2013