L’Impact non c’è stato, o meglio non nella misura che qualcuno aveva paventato. Sheikh Fahd al Thani si è presentato all’asta della JHRA, a Hokkaido, in compagnia del suo agente David Redvers. Questo arriva e compra tutto, si sono detti in molti. Non è andata così perchè il modus operandi dei qatariani non è violento come quello dei primi Maktoum. Loro guardano e studiano, comprano - certo – ma la loro presenza si nota di più in Europa dove il mercato è più tranquillo, dove per i pezzi grossi non ci sono tanti compratori come in Giappone. Nei due giorni di Hokkaido sono passati in vendita 477 lotti e hanno trovato un compratore 166 foals e 226 yearlings.
Il fatturato è arrivato a 11.764 milioni di yen, l’equivalente di oltre 90 milioni di euro. La media è stata di 33.750.000 yen (260.150 euro) per i foals e di 27.259 yen (210.121 euro) per gli yearlings. Sono cifre da capogiro che spiegano bene la prudenza qatariana. Sheikh Fahd e il suo agente non hanno acquistato neanche uno degli otto yearling e dei cinque foals che hanno superato la soglia dei 100 milioni di yen e sono stati acquistati da undici (!) proprietari diversi. L’impressione è che il proprietario qatariano sia partito con un budget ben preciso (intorno ai 100 milioni di yen per due yearling, circa 70 milioni per 3 foals) e l’ha rispettato. Alla fine ha messo nel carrello della spesa uno yearling da King Kamehameha (90 milioni) e uno da Neo Universe (130), un foal da King Kamehameha (30), uno da Neo Universe (27) e una da Victoire Pisa (14). Di Deep Impact, che ha dominato l’asta (10 dei 13 più cari sono figli), nemmeno l’ombra. Vuoi vedere che lo Sceicco e Redvers si sono detti
(come facciamo noi quando passano i Galileo): “Ma questo Deep Impact, poi, non è tutto sto gran stallone, non vale i soldi che costa…” L’asta di Hokkaido ha davvero dimostrato che il Giappone e l’Europa sono due realtà completamente diverse. Il dato più interessante è la profondità del mercato. Il prezzo mediano in Giappone
è stato di 177.000 euro per i foals e di 142.000 per gli yearlings. Negli ultimi due anni lo stesso indicatore alle Tattersalls October (book 1), l’asta yearling più importante d’Europa è arrivato a 100.000 sterline. Una differenza sostaziale. E d’altra parte i soldi spesi dai giapponesi sono spesi meglio, a guardare il monte premi e la sua distribuzione. Una debuttanti vale 7 milioni di yen al vincitore e copre il 38 per cento del prezzo media di uno yearling. In Europa per arrivare a tanto ci vorrebbero delle
maiden da 38.000 sterline… Il paragone è un po’ strampalato, d’accordo, ma ci permette bene di capire come funzionano le diverse realtà. Il Giappone è un arcipelago, l’Europa è un continente. Si, le stesse cose si dicevano cinquant’anni fa quando i giapponesi copiavono le moto inglesi. E sappiamo bene come è finita la storia. Teruya Yoshida, il motore dell’allevamento nipponico, si è detto soddisfatto degli interventi esteri all’asta di Hokkaido (attivi anche gli australiani e un cinese). In totale 13 lotti sono stati aggiudicati a compratori stranieri, il 3,31%, una cifra che sembra un dettaglio. A Yoshida va bene così. “I nostri investimenti in grandi cavalle che
hanno vinto all’estero sono stati premiati. L’anno prossimo avremo un catalogo ancora migliore”. E infatti i top lots sono figli dell’americana Azeri, dell’argentina Malpensa, delle francesi La Boum, Musical Way e Lily of The Valley. Verrà il giorno che il Giappone produrrà anche i migliori purosangue del mondo. Non è così lontano e non è un miracolo, solo il risultato di un’industria ippica sana. CIAO… ROCCIA!