Enrico Camici: profilo di un Campione |
La storia umana e sportiva di Enrico Camici, fantino e trainer, è di quelle che fanno davvero emozionare.Era nato a Barbaricina, in via delle Lenze, il 12 gennaio del 1912. Suo padre faceva l’artiere ippico e pesava 50 chili, ma si chiamava Ercole. Come allora usava, Enrico a soli nove anni entra in scuderia a tagliare carote. Il ragazzino è così assennato e predisposto al lavoro che ben presto prende un soprannome eroico: il caporalino. Resterà così tutta la vita, serio e affidabile. A 14 anni, in sella a Budrio, vince la sua prima corsa e l’anno seguente il suo primo Gran Premio con il grande Ortello, cavallo dei De Montel, industriali della seta. Il fantino è molto apprezzato in scuderia per la sua serietà, la sua freddezza. Tanto freddo in corsa che alla fine, oltre a ‘caporalino’, Camici si prende un altro soprannome: ‘ghiacciolo’.La carriera che gli darà notorietà internazionale sboccia soltanto dopo la seconda guerra mondiale allorché nel 1947, già trentacinquenne, entra nella scuderia di Federico Tesio, allevatore-allenatore che l’Italia ippica già da vent’anni chiama ‘il mago’. Camici è nella piena maturità e i cavalli che gli vengono affidati possono avvalersi della sua esperienza. Fra i tanti campioni di quegli anni, nel 1954 esplode Ribot, ‘il cavallo del secolo’. In tre anni scarsi di attività Ribot, sempre con la monta di Enrico Camici, totalizzerà questo palmares: sedici corse disputate, sedici vittorie. Fra queste, anche grandi confronti internazionali all’estero come le ‘King George’ ad Ascot e, per due volte, l’Arc de Triomphe a Parigi. Siamo alla metà degli anni Cinquanta e Ribot diventa un portabandiera di quell’Italia che sta risollevandosi dopo la tragedia della guerra. E’ appena arrivata la Tv e il fenomeno Ribot che vince l’Arc del ’56 entra nelle case (e soprattutto nei bar) degli italiani con la cronaca del grande Alberto Giubilo.Venduto Ribot come stallone negli Stati Uniti un anno dopo quella vittoria, Camici attaccherà la sella al chiodo tredici anni dopo. Con questo palmares: 16.575 corse disputate, 4.100 vittorie. Intrapresa la carriera di trainer, ebbe ottimi risultati da persona esperta e seria qual era. Fu l’allenatore di fiducia della scuderia Aurora, poi della famiglia Zanocchio (scuderia Gabriella) per i cui colori conquistò il successo più grande nell’autunno del 1988 sellando Roakarad con il quale vinse il Gran Premio del Jockey Club a Milano. La sera della vigilia di questa corsa era stato premiato dal Panathlon Club di Piacenza.
Enrico Camici muore a Pisa durante la stagione dello svernamento dei suoi cavalli a Barbaricina. E’ il 17 marzo 1991 |