Il declino delle corse ad ostacoli nell’emisfero Australe

Il mese scorso, in una calda e soleggiata mattina domenicale, mi sono messo davanti alla televisione per guardare il Grand National, dalla lontana Nuova Zelanda. Mi sono ricordato di quanto le corse ad ostacoli siano state importanti per far sviluppare l’ippica in molte regioni del mondo, tra cui la mia Nuova Zelanda. Da noi, la prima corsa della storia si svolse sugli ostacoli posti attorno al prato che ora è il più importante stadio di cricket di Wellington, la capitale. Eppure ormai ci sono solo più 130 corse ad ostacoli in Nuova Zelanda, mentre in Australia se ne corrono 120. Da poco, la Tasmania ha deciso che -da loro- non se ne faranno più. In Australia hanno già preso provvedimenti per invertire il declino dello sport, e già c’è una nuova crescita delle corse a ostacoli. In Nuova Zelanda si sta facendo un riesame delle corse ad ostacoli esistenti, con l’idea di mettere in piedi un’infrastruttura che possa far tornare lo sport alla posizione preminente che gli spetta. I saltatori neozelandesi recenti sono stati cavalli ben noti agli appassionati di National Hunt inglesi: Crisp fallì eroicamente nell’impresa di dare 10 chili e mezzo a Red Rum nell’emozionante retta del Grand National 1973 e Lord Gyllene ha fatto ancor meglio di lui, vincendo la corsa nel 1997. Oltre 100 anni fa, la Nuova Zelanda aveva già vinto il Grand National con Moifaa, mastodontico castrone nero di proprietà di Spencer Gollan. A dispetto delle sue dimensioni, Moifaa era un cavallo placido: vinse 9 delle sue 13 corse, tra cui una siepi di 5 chilometri e mezzo con 83 chili in sella. La prima volta che Gollan esaminò il cavallo, capitò che ci fosse un terremoto: Moifaa, spaventato, scappò saltando da un paddock all’altro con agilità incredibile. Gollan fu così impressionato da comprarlo come cavallo da caccia per sua figlia, che però ricevette il dono con ben poca grazia: Non monterò mai sui quell’affare dall’aspetto mostruoso! Moifaa fu così iscritto al Grand National del 1904. Viaggiare da un capo all’altro del mondo nei primi anni del secolo scorso era esperienza primitiva ed estenuante per i cavalli, visto com’erano fatte le piccoli navi a vela o a vapore di allora. Durante il trasporto via nave, molti cavalli venivano mutilati o uccisi per colpa di errori nel maneggiarli, oppure a causa di incidenti. Ed è qua che salta fuori il mito del naufragio. Moifaa, con altri tre cavalli, lasciò la Nuova Zelanda su una nave a vapore perl’Inghilterra. Per un’incredibile coincidenza, un’altra nave a vapore lasciò Melbourne negli stessi giorni, diretta in Inghilterra con a bordo due altri cavalli, Chesney e Kiora. La prima nave, quella che portava Moifaa, arrivò senza problemi in Inghilterra. L’altra, la S.S. Thermopylae, andò a sbattere su una barriera corallina al Capo di Buona Speranza nella notte del 12 Gennaio 1901. L’equipaggio abbandonò la nave e, appena giunto alla terraferma, l’allenatore dei due cavalli informò la polizia locale di aver lasciato degli animali sulla nave. Un coraggioso ufficiale del posto nuotò allora fino alla nave e riuscì a liberare Chesney, senza però trovare Kiora nel relitto ormai mezzo sommerso. Si pensò che il cavallo fosse annegato, ma in qualche modo invece Kiora era riuscito a liberarsi, nuotando fino a raggiungere una barriera corallina posta al pelo dell’acqua. Dieci ore dopo il naufragio il cavallo fu trovato vivo, seppur esausto. Kiora, più tardi, riprese il viaggio verso l’Inghilterra e arrivò pure lui a correre il Grand National 1904, quello vinto da Moifaa. Così, quando dopo la corsa circolò la storia di un cavallo venuto da lontano che era sopravvissuto a un naufragio, tutti si convinsero che si trattava del vincitore. A quel tempo, si usavano siepi più alte del normale nel giorno del Grand National e questo era un vantaggio per Moifaa, così grande e così abile nel saltare. Tra i suoi rivali ci furono allora il vincitore del Grand National 1900 Ambush II, di proprietà del Re Edoardo VII, il sedicenne Manifesto che faceva la sua ultima corsa, e il vincitore della corsa dell’anno successivo, Kirkland Moifaa, montato da Arthur Burch, partì a 25 contro uno e vinse di 8 lunghezze su Kirkland, con The Gunner battuto di una testa per il secondo posto. Il Re fu così impressionato dall’enorme cavallo neozelandese da comprarlo: nel 1904 Moifaa corse di nuovo il National con la giubba del Re, da favorito: cadde però al secondo passaggio sul Becher’s Brook. Si racconta che quando nel 1910 Edoardo VII morì, Moifaa seguì in giro per Londra il carro da cannone su cui era stata posta la bara. Nelle staffe della sella, portava gli stivali del Re girati al contrario. Non si sa più come andò a finire Moifaa. Putroppo Arthur Burch, il suo partner verso la gloria, si ruppe la schiena cadendo a Gatwick due anni dopo il loro trionfo. Rimase così su una sedia a rotelle fino al momento della sua morte, avvenuta a 36 anni, nel 1911. Il proprietario del cavallo -Spencer Gollan- era lui stesso uno sportivo e nel 1901 distrusse il record di canottaggio sul percorso tra Oxford e Putney  -170 km: lui e altri due rematori ce la fecero in meno di 14 ore, battendo il record precedente, del 1889, che era di 22 ore e 28 minuti. Sfortunatamente anche Gollan morì male, investito da un autobus londinese nel 1934, a 73 anni. Storie come questa sono il folklore delle corse, e perciò spero sinceramente che la riorganizzazione dell’ippica in Nuova Zelanda farà rivitalizzare le corse ad ostacoli. Il nostro sport, senza gli ostacoli, sarebbe di molto più povero.