GIOVEDÌ 22 AGOSTO 2013. York: The Fugue troppo forte, vendicate le Yorkshire Oaks dello scorso anno. Lucky Kristale emerge nelle Lowther Stakes
Pronto riscatto, ma tutto molto facile. A William Buick sorridevano anche i baffi, quando ancora mancavano 1000 metri alla fine delle Yorkshire Oaks G1 vinte senza muovere mano in sella a The Fugue (Dansili) davvero di un’altra dimensione rispetto le tre anni che quest’anno non sembrano gran chè. Scintillula (Galileo) ha provato a metterla sul ritmo, Venus De Milo (Duke Of Marmalade) idem attaccando a palo lontano con Ryan Moore che ha provato a mettere in difficoltà The Fugue in ogni modo scomponendosi anche, ma in pochi tempi di galoppo si è profilata la femmina di John Gosden che è piombata come un falco sulla Coolmore e saltata via come un birillo messo li per caso sul tracciato. “Should be hard to beat” aveva detto il suo allenatore nella mattinata, facendo riferimento alle scarse possibilità (in un campo privo anche di Wild Coco) delle altre di emergere contro una cavalla che in carriera ha sbagliato solo le Eclipse di Sandown ma con qualche attenuante fisico, ora pienamente risolto. La cavalla di Lord Lloyd-Webber (buon tempo di 2m 28.29s (fast by 1.01s)) lo scorso anno si era dovuta inchinare a Shareta nel Knavesmire nelle Oaks dello Yorkshire e non vinceva dalle Nassau G1 di Goodwood. The Fugue è una figlia di Dansili (Danehill) e la mamma è Twyla Tharp (Sadler’s Wells), in razza non potrà andare ne da Frankel, ne da Dansiline da Galileo. Oasis Dream o Invincible Spirit le ovvie soluzioni, quando entrerà in razza. A York il sigillo di Lanfranco Dettori in Listed nelle Galtres Stakes sul miglio e mezzo su Our Obsession (Shamardal) per la famiglia Oppenheimer, una tre anni che cresce. Lanfranco è alla quarta Stakes vinta dal ritorno in sella. Nella giornata in rosa, nelle Lowther per puledre di due anni sui 1200 metri, numero per Lucky Kristale (Lucky Story) che ha vinto allo steccato delle tribune con Tom Queally in sella e vantava linee delle Albany G3 e aveva battuto Rizeena (piazzata di Papin) l’ultima volta. Tempo di 1m 10.58s (slow by 0.38s), battute Queen Catrine (Acclamation) e Wind Fire (Distorted Humor), ora obiettivo Cheveley Park Stakes G1 il 28 Settembre a Newmarket.
PUBBLICATO DA GABRIELE CANDI A GIOVEDÌ, AGOSTO 22, 2013
La regolarità di Declaration Of War (War Front) ha avuto la meglio nelle Juddmonte International Stakes G1 che si conferma la tomba dei tre anni vista l’esibizione di Toronado (High Chaparral), fermo nelle retrovie (nel post gara testimoni hanno parlato di cavallo che tossiva). Qui va fatto un plauso ad Aidan O’Brien e al figlio Joseph che l’hanno studiata bene restando a contatto del cavallo da battere veramente, quel Al Kazeem (Dubawi) che aveva sbagliato nulla nel 2013. Ma sul Dubawi, James Doyle, ci ha messo un pò del suo mettendolo troppo in corsa sebbene in scia di Trading Leather (Teofilo), e la infinita dirittura di York non ammette errori e la condizione deve essere al top. Joseph ha pitonato proprio il favorito ed in due tempi di galoppo ha saltato via Al Kazeem e Trading, che è rimasto secondo (altro regolarissimo) ed ha continuato sul traguardo con un tempo molto buono di 2m 5.74s (fast by 1.76s), vicino a quello fenomenale del 2009 di Sea The Stars di 2:05.29. Si è andati forte, ma è un trionfo targato Mrs J Magnier, Michael Tabor, Derrick Smith e soprattutto Joseph Allen che ne è comproprietario e proprietario dello stallone War Front (Danzig), sire che funziona per $80,000 in USA, prettamente erbaiolo, che sta cercando, ovviamente (operazione simile a quella di Kitten’s Joy) valorizzazione in Europa, ed il risultato parla chiaro. Bingo! Giusto premio alla costanza di un cavallo che ha cominciato la stagione con il botto nelle Queen Anne ad Ascot, poi le ha prese da Al Kazeem nelle discussissime Eclipse, da Toronado stesso a Goodwood sul miglio e da Moonlight Cloud a Deauville, recentemente, nel Jacques Le Marois sul miglio in pista dritta. Ma qui, la lunga dirittura ha sancito la forza di Declaration, il cavallo al punto giusto al momento giusto.
Poco prima Telescope (Galileo) ha fatto il compitino nelle Great Voltigeur Stakes G2. Non abbiamo ancora inquadrato il figlio di Galileo (Sadler’s Wells), e l’impegno di oggi non era difficilissimo contro cavalli che hanno combinato poco o che avevano ancora mostrato poco. Il più intrigante era Foundry (Galileo), ed è difatti arrivato secondo con Jamie Heffernan..gli altri nulla. Sta di fatto, che Telescope ha passato l’esame miglio e mezzo nel migliore dei modi, ottimisticamente possiamo pensare che Sir Michael Stoute possa migliorarlo ancora…e visto il pedigree (mamma da Darshaan, incrocio classicissimo) si può pensare al St Leger, anche se al momento non sembra un cavallo da spessore di G1. Tra i puledri delle Acomb G3 per puledri ad emergere è stato Treaty Of Paris (Haatef) un pò a sorpresa per Henry Candy e per The Grey Gatsby (Mastercraftsman) sul quale Kevin Ryan è stato un filo troppo attendista. Comunque, non sembrano fenomeni.
Oggi Toronado contro Al Kazeem, ieri Brigadier Gerard contro Roberto. Chi ama l’ippica, deve leggere questo articolo. Riproponiamo un pezzo scritta da Mario Berardelli qualche giorno fa che in merito al Festival del Knavesmire che inizia oggi, si immerge e ci immerge nei ricordi di uno dei meeting più affascinanti del Regno Unito, l’Ebor Festival, da Eboricum, il nome antico della città di York, raccontando le esperienze di ippica vissuta di un tempo, quando non c’era internet e si andava sul posto per ammirare le corse, fino ad arrivare ai giorni nostri. Solo due nomi: Grundy, Brigadier Gerard e Braulio Baeza….non diciamo altro, buona lettura, lo merita!
Tempo di Ebor meeting, uno dei più fascinosi nel calendario della casa madre. Città stupenda, con più storie da raccontare, tre giorni tutti da vivere intensamente con l’albergo che lambisce la dirittura di fronte. Insomma un punto fermo se si ama il turf ma anche, ecco il destro per quattro chiacchiere, la occasione per un bel po’ di luoghi comuni. York: la tomba dei favoriti campioni. Figuriamoci, vale solo per noi della generazione perduta del turf che stiamo per celebrare i 40 anni, meglio 41, del più doloroso pomeriggio della nostra storia di appassionati. Non il solo e sempre a York, è vero ma da qui a dire che quella pista costituisce la tomba dei favoriti ci vuole solo la consueta nostra ricerca della situazione iperbolica. Per di più un anno dopo Frankel che ha corso valendo riga. Chissà quanti caldi favoriti hanno vinto le Benson (consentiteci di chiamarle sempre cosi come Cesare Mercalli faceva con i cavalli di Dormello che lui sintetizzava nel “ Senatore”) oppure le Yorkshire Oaks. Certo ogni tanto qualcuno ci lascia le penne ma indubbiamente due idoli infranti per noi e nel giro di pochi anni hanno trasformato la pista più italiana (per conformazione) di Inghilterra in una sorta di maledizione. Il Brigadiere e poi Grundy, una tragedia. Come Icaro eravamo ad un passo dal sole e ci siamo bruciati. Grundy è stato il cavallo del nostro cuore, ci aveva “traditi” solo nel pomeriggio di Bolkonski al termine delle Ghinee più corte della storia ma non fu colpa sua, ci seppe regalare la sequenza pazzesca Ghinee irlandesi, derby vero, derby quasi vero , corsa dei diamanti e poi l’abisso, una sorta di capitano Acab contro la balena bianca. A York appunto. Come il Brigadiere poco prima , il grande sogno , il cavallo del riscatto di ognuno di noi, quello che ci faceva dire …. Si può fare. In tempi di piena trasformazione del turf mondiale dopo la prima grande lezione della sfida americana, nel momento in cui stava anche nascendo il colosso del Coolmore, con i principi Arabi che levavano la tuta e scendevano in campo . Insomma una ippica che cambiava i connotati e pian piano diventava globale. Ebbene il Brigadiere fu la risposta di ciascuno di noi, nel senso che tutti avremmo potuto crearlo. Hislop era un gentlemen rider diventato tecnico, teorico, giornalista (British Racehorse), lo incontravi e lo potevi anche avvicinare sui campi da corse. Aveva un paio di fattrici, di media origine, le inviava a stalloni da poche sterline a due passi da casa (non date retta: il libro lo ha scritto dopo la botta di …. Chance), tutto ciò poteva accadere a noi, infatti ci abbiamo provato soli e in società con amici, niente da fare. John Hislop ci ha rappresentato tutti , il Brigadiere è sceso sulla terra del turf per redimere tutti noi superbi peccatori incalliti e darci una speranza , una illusione. Quando nelle Ghinee annichilì Mill Reef (Paul Mellon seduto in poltrona in uno dei cento salotti di casa alzava lo sguardo e poteva ammirare quadri autentici di Van Gogh, Cezanne, Matisse, Toulouse Lautrec, Mane, Monet , insomma la sua era una delle maggiori collezioni private di impressionisti in circolazione) è stato come quando Davide sconfisse Golia. Il Brigadiere è stato immenso, a due anni , poi a tre e poi anche a quattro dai mille pian piano su su fino al miglio e poi anche ai 2000 fino a toccare il cielo dei 2400 in quel pomeriggio fatato di Ascot (noi avevamo il nostro Gay Lussac, Parnell fu secondo) dopo di che ecco il peccato di superbia, andiamo a toccare il sole perché voliamo sempre più in alto: York e precipitammo rovinosamente a terra . Annientati alla notizia, sgomenti, impossibile ma vero. Altro luogo comune : possibile che tutti i campioni vanno in cerca del passo più lungo per cadere ? Non è vero e lo dimostrano Nearco, Ribot, Zarkava, Sea the Stars, ovviamenteFrankel e diversi altri eppure …. Eppure sono i belli e dannati che intrigano, si fanno amare di più perché la sconfitta rende umani, avvicina, in sostanza ti fa più grande. Del resto tutti abbiamo letto cinque e sei volte l’Inferno vivo e sanguigno mentre siamo stramazzati vinti dalla noia dinanzi a tutti i santi e beati del paradiso. Per questo i passi falsi del Brigadiere, di Grundy, di Nijinsky nelle Champion (l’Arco ci stava), di Allez France sempre a Newmarket, di Tony Bin contro Orban a Roma, di Zenyatta, , insomma ognuno di noi ha il suo, ci rendono questi campioni ancora più vicini, solo chi cade in fondo può risorgere, chi vince sempre viene a noia … Per questo dopo 40 anni , ormai sereni e senza rancori, noi celebriamo e diciamo grazie anche a Braulio Baeza! A chi? Eh no, se volete guadagnarvi il titolo di veri ippici dovete rispondere da soli dopo aver controllato la carriera di Buckpasser, Ars and Letters, Waajima, Chateaugay, Dr Fager e molti altri. Viva Braulio Baeza, maledetto eroe, sublime e allora incompreso (da noi) europei.
Mario Berardelli